Abstract
Defezioni ed espulsioni, in forma volontaria o imposta, interessarono gli organici gesuitici fin dalla fondazione dell’ordine nel 1540. A fronte dell’impetuosa espansione che caratterizzò la Compagnia di Gesù nella seconda metà del Cinquecento, il fenomeno dei cosiddetti «dimessi» assunse dimensioni allarmanti, sollevando via via maggiori preoccupazioni tra i vertici gesuitici che allora erano impegnati a rafforzare l’ancora giovane edificio ignaziano e a contenere seri tentativi di ingerenza da fuori e peri- colose spinte disgregatrici all’interno. La presenza di numerosi documenti sui «dimessi» all’interno del fondo Vocationes illustres dell’ARSI permette di riprendere un tema poco frequentato dalla storiografia dell’antica Compagnia. Sfruttando tali fonti, il saggio si concentra su coloro che, per varie ragioni, tradirono la propria vocazione, abbandonando la strada intrapresa. Senza ricostruire nei dettagli le singole vicende, la ricerca intende inquadrare il fenomeno dimissorio alla luce di specifiche problematiche e tensioni che scossero l’intero corpo gesuitico sotto i primi generali e che raggiunsero punte estreme di crisi tra Cinque e Seicento: in modalità drammatiche, gli esempi dei «dimessi» testimoniano della gravità delle fratture identitarie che in particolare il generalato di Acquaviva tentò di colmare ricompattando l’intera comunità attorno al nucleo essenziale e irriducibile della «forma di vita» gesuitica.
Titolo tradotto del contributo | [Machine translation] Failed vocations: the problem of those discharged through the Vocationes Illustres |
---|---|
Lingua originale | Italian |
pagine (da-a) | 1049-1067 |
Numero di pagine | 19 |
Rivista | RIVISTA STORICA ITALIANA |
Volume | 132 |
Numero di pubblicazione | 3 |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2020 |
Keywords
- Claudio Acquaviva
- crisi
- identità gesuitica