Abstract
Negli ultimi decenni nel mondo occidentale si è sviluppato il dibattito sulle tematiche di fine vita. Nel nostro Paese tuttavia manca una posizione medico-legale unitaria e una legislazione puntuale su questi temi, lasciando spesso al clinico il carico di decisioni gravose. Lo studio, attraverso l’analisi di risposte a un questionario anonimo somministrato a 78 medici, prende in esame gli atteggiamenti e le decisioni del medico quando si confronta con il limite terapeutico. Per l’87,7% dei medici intervistati le decisioni di non trattamento prese da un paziente cosciente vanno rispettate, mentre le direttive anticipate in forma scritta sono vincolanti per l’83,7%. L’eutanasia in tutte le sue forme è sostanzialmente ritenuta illecita. Per il 49% la limitazione/sospensione delle cure è un evento frequente o abbastanza frequente. Al 40,8% è stato sottoposto un testamento biologico da parte di un proprio paziente, il 71,4% ha ricevuto la richiesta di sospensione delle terapie e il 70% la richiesta di eutanasia. La somministrazione di terapie futili è ritenuta abbastanza o molto frequente (81,6%) e il 77,6% dei medici intervistati l’ha applicata. Dallo studio emerge come la comunicazione con il paziente e la sua famiglia non sia sempre agevole né ottimale. Sulla base dei risultati ottenuti riteniamo necessario un tempestivo intervento del legislatore che formalizzi la validità delle direttive anticipate in Italia. La formazione e il confronto sulle tematiche di fine vita tra i professionisti sanitari devono essere incentivati e incrementati, in modo da raggiungere un orientamento unitario nel miglior interesse del paziente e del medico stesso.
Lingua originale | Italian |
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pagine (da-a) | 1253-1264 |
Numero di pagine | 12 |
Rivista | Rivista Italiana di Medicina Legale e del Diritto in Campo Sanitario |
Numero di pubblicazione | 3 |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 1 gen 2017 |
Keywords
- Fine vita
- direttive anticipate
- sospensione dei trattamenti
- testamento biologico