Abstract
Iniziamo la nostra breve riflessione da questa domanda: è opzionale oppure obbligatorio consigliare al paziente (e ai caregiver) tutti i trattamenti disponibili per una conclamata patologia psichiatrica? La risposta, da un punto di vista etico e deontologico, sembra scontata, al giorno d’oggi. Solo per fare un esempio, di fronte alla rilevazione di patologie quali scompenso cardiaco, neoplasia, retinopatia, prassi vuole che il paziente sia messo a conoscenza della diagnosi (con modalità comunicative che dovrebbero adattarsi caso per caso) e delle
opzioni di trattamento confacenti sia allo stadio della malattia che al quadro generale del paziente stesso. Il paziente, infatti, deve essere informato per prendere una decisione autonoma sul trattamento da seguire, perché la decisione terapeutica deve essere il più possibile partecipata dal paziente o, quando non può, dai familiari e caregiver. E la decisione autonoma richiede l’accesso a tutte le opzioni ragionevoli.
1 Eppure sono alcuni fatti recenti di cronaca a problematizzare la questione. Al cospetto di malattie psichiatriche, la scelta pare venire meno, come se ci fosse, di fronte ad alcune risultanze diagnostiche,
un filtro sulle offerte terapeutiche proposte. In situazioni quali forme croniche di depressione farmaco-resistente, per esempio, è lecito domandarsi se i pazienti siano sempre informati di tutte le opzioni
terapeutiche che esistono, farmacologiche e non.
| Titolo tradotto del contributo | [Machine translation] The best choice: psilocybin for the treatment of drug-resistant depression and the psychedelic paradox |
|---|---|
| Lingua originale | Italian |
| Titolo della pubblicazione ospite | Etiche applicate e nuovi soggetti morali |
| Editore | Orthotes Editrice |
| Pagine | 221-226 |
| Numero di pagine | 6 |
| Volume | 1 |
| ISBN (stampa) | 978-88-9314-432-2 |
| Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2024 |
Keywords
- psilocibina
- depressione maggiore
- eutanasia