Abstract
Durante la dittatura di Hitler, il mito di Faust è recuperato sia dalla propaganda di regime sia dagli oppositori del Führer. Le finalità sono antitetiche ma entrambi i fronti hanno l’intento d’incidere sulla realtà politica della Germania: da un lato i nazionalsocialisti manipolano e ideologizzano la figura di Faust rendendola un simbolo degli ideali hitleriani, dall’altro gli esiliati sfruttano il motivo del patto col diavolo come metafora del “patto” del loro paese con un dittatore infernale. Alla base vi è la duttilità di un mito, profondamente radicato nello spirito tedesco, che sa essere efficace attraverso i secoli. Il presente lavoro si focalizza sull’analisi di quattro testi di esiliati, appartenenti a vari generi letterari, redatti in diversi paesi e fasi dell’emigrazione e con destini editoriali talvolta opposti: Mephisto di K. Mann, IchundIch di E. Lasker-Schüler, Doktor Faustus di T. Mann e Johann Faustus di H. Eisler. Essi riprendono la vicenda faustiana e l’accordo con il Maligno, presentano numerose analogie ma anche considerevoli differenze. La loro analisi consente pertanto di chiarire il significato e la funzione del motivo del patto col diavolo nella Exilliteratur e, in particolare, in quattro autorevoli rappresentanti della cultura tedesca della prima metà del secolo XX.
Lingua originale | Italian |
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Editore | Aracne |
Numero di pagine | 381 |
ISBN (stampa) | 978-88-548-3904-5 |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 1 gen 2011 |
Keywords
- Else Lasker-Schueler
- Esilio
- Faust
- Hanns Eisler
- Klaus Mann
- Nazionalsocialismo
- Thomas Mann